Che cos’é la street photography?

Questa è proprio una domanda difficile.

E’ un genere fotografico, sicuramente si; ma definirlo non è semplice.

Ho fatto numerose ricerche e letto tanti libri che affrontano l’argomento.

Mi sono fatto una personale idea e sono giunto ad una “personale” conclusione.

La street photography è quella fotografia che si occupa di registrare la quotidianità del genere umano.

I modi per farlo e soprattutto gli stili sono numerosi.

Ma comunque, in ogni caso, è l’uomo con le sue azioni, il suo operato, il suo modo di condurre l’esistenza che sono protagonisti.

Si può affrontare in chiave ironica, seria, estetica, emozionale.

Cosa ancor più importante è il fatto che questo genere consente di esprimere noi stessi.

I nostri interessi, le nostre inclinazioni e le nostre emozioni vengono riversate nelle immagini che realizziamo.

La street photography è molto democratica.

Non occorre un equipaggiamento costoso, può essere svolta ovunque vi sia presenza umana, anche nel proprio quartiere, sotto casa.

Rappresenta un enorme esercizio per il nostro sguardo.

Impariamo ad osservare ed a vedere il mondo con occhi diversi.

Quando si comincia non si smette più.

La nostra mente ed il nostro cuore si aprono al mondo, alla società in cui viviamo.

Scene di vita comune possono diventare Improvvisamente straordinarie ad un occhio più attento.

Le regole compositive sono importanti ma quando si fa street si infrangono spesso sia volontariamente che involontariamente poiché ciò che conta è fermare quel particolare ed irripetibile istante.

Quante foto avrete visto di grandi maestri della street con orizzonti storti o soggetti fuori fuoco o mossi?

Ma quanta energia e bellezza vi avete colto?

La macchina fotografica deve diventare un prolungamento dei nostri sensi e per fare ciò occorre molta padronanza tecnica.

Dobbiamo spesso essere in grado di cambiare le impostazioni rapidamente e senza guardare il display; dobbiamo essere in grado di prevenire i possibili sviluppi di una scena o del movimento del nostro soggetto.

Solo la costante pratica ci consente di migliorare e di essere capaci di rendere straordinario l’ordinario della vita di tutti i giorni.

Gli approcci possono essere diversi.

Si può essere discreti, quasi invisibili: spettatori esterni che entrano in scena e debito momento oppure si può interagire con i soggetti.

Invadere la “confort zone” delle persone non è semplice e potrebbe generare delle reazioni sgradite.

Ognuno di noi sviluppa il proprio modo di avvicinarsi alle persone.

Si può fingere di fotografare qualcos’altro, si può nascondere la nostra fotocamera come fece Walker Evans nella metropolitana di New York.

Occorre rompere la nostra naturale timidezza verso “l’estraneo”, cercare di essere disinvolti, con il sorriso sempre pronto.

Non stiamo facendo nulla di male, non stiamo puntando una pistola contro nessuno.

Altri come ad esempio Bruce Gilden hanno avuto uno stile più diretto ed intrusivo puntando all’improvviso la fotocamera con tanto di flash in faccia ai “prescelti”.

Le espressioni colte con questa tecnica sono sempre particolari ed espressive.

L’avvento del digitale e di internet hanno contribuito a un nuovo sviluppo di questo genere fotografico incontrando numerosi appassionati in giro per il mondo.

La possibilità di condividere più facilmente immagini ed esperienze sta dando nuova linfa alla street photography.

Gli smartphone, spesso demonizzati dai “puristi”, hanno ulteriormente aiutato il proliferare in rete di fotografie ascrivibili al genere “street”.

Il telefonino, si sa, ci accompagna sempre ed ovunque. I progressi tecnologici lo stanno anche rendendo un discreto mezzo fotografico sempre pronto.

La street photography è senza dubbio anche uno straordinario mezzo che documenta l’evolversi della nostra società e dei suoi costumi, ha un grosso valore storico.

Pensiamo al grande Eugène Atget che tra la fine dell’800 ed i primi del 900 con le sue immagini ci ha restituito un quadro della Parigi di quegli anni con le sue strade ed i suoi palazzi in continua espansione.

Il fotografo “street” viene spesso definito come un flaneur, o come direbbe Baudelaire “un botanico del marciapiede”, una persona che ama vagare per le vie della città osservando la vita che lo circonda.

Mi hanno insegnato che quando si scatta una foto la prima domanda da porsi è qual’è il soggetto principale?

Si deve per forza sempre raccontare una storia?

Nelle foto di street il soggetto è prevalentemente l’essere umano e tutte le possibili storie che lo scatto ha la capacità di evocare.

Ma non è sempre presente l’uomo.

Si possono ricercare geometrie, linee, colori con o senza la presenza umana.

L’uomo è in questo caso presente con le sue opere.

Si può discutere se sia sempre necessaria la presenza dell’uomo affinché si possa definire street photography.

Non saprei, per alcuni è necessaria per altri no.

Lascio a voi decidere.


Marco e Domenico, fotografi, appassionati divulgatori, hanno deciso di condividere con voi le loro frequenti chiacchierate e straparlare in modo leggero di fotografia in un podcast.
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