Lisetta nasce a Genova il 15 febbraio 1924.
Di origine ebraica, durante l’infanzia e l’adolescenza, studia pianoforte e musica classica al conservatorio di Genova. Negli anni ’40, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, l’intera famiglia Carmi è costretta a scappare in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni razziali.
Giovane ed idealista, dicevo a mio padre che avrei voluto essere stata catturata dai tedeschi. Se fossi stata in campo di concentramento avrei avuto due possibilità: o mi avrebbero ammazzata o avrei potuto aiutare gli altri
(Lisetta Carmi – “le cinque vite di Lisetta Carmi” di Giovanna Calvenzi)
Una volta tornata in Italia dopo la guerra, Lisetta intraprende una carriera come pianista professionista. Tuttavia, in seguito al decesso del fratello nel 1960, decide di abbandonare la musica per dedicarsi alla fotografia, una passione che coltivava fin dall’adolescenza.
Quando Leo Levi mi ha chiesto di andare in Puglia con lui a registrare i canti degli ebrei non avevo altro da fare, così ho accettato. E dato che tutti mi dicevano che la Puglia era una regione magnifica, ho pensato di comprare una macchinetta fotografica.
(Lisetta Carmi – “le cinque vite di Lisetta Carmi” di Giovanna Calvenzi)
Lisetta Carmi è stata notevolmente influenzata da una serie di fotografi e movimenti nel corso della sua carriera. Cresciuta in un ambiente artistico, le sue prime influenze fotografiche possono essere rintracciate nell’opera di grandi maestri come Henri Cartier-Bresson. Questo si riflette nell’approccio al fotogiornalismo di Carmi, caratterizzato da un occhio attento per i momenti decisivi e la vita quotidiana dei soggetti ritratti.
Altre importanti influenze includono Robert Capa e la corrente del neorealismo italiano, che hanno contribuito a formare il suo stile documentario e il focus sull’umanità nelle sue opere. La Carmi ha anche mostrato un interesse per l’approccio emozionale e personale alla fotografia di fotografi come Diane Arbus.
Incoraggiata da questi maestri, Carmi ha sviluppato un suo stile unico evidenziato dagli scatti del suo libro “I Travestiti”. Ha incanalato le sue influenze in un approccio affettuoso e rispettoso verso i soggetti, dando voce a una comunità altrimenti trascurata.
Io sono entrata nell’ambiente dei travestiti per caso nel 1965 durante una festa di capodanno: li ho rivisti successivamente nella loro vita quotidiana ed ho incominciato a vivere con loro e a fotografarli. Li ho subito sentiti come esseri umani che vivono e soffrono tutte le contraddizioni della nostra società come minoranza ricercata da una parte e respinta dall’altra.
(Lisetta Carmi – “le cinque vite di Lisetta Carmi” di Giovanna Calvenzi)
La pubblicazione del libro “I Travestiti” di Lisetta Carmi non è stata un’impresa facile. In un periodo in cui l’argomento era considerato tabù, Carmi ha riscontrato molte resistenze e ostacoli.
Prima di tutto, molte librerie rifiutavano di vendere il libro, temendo le reazioni negative dei clienti e della società in generale. L’argomento era considerato scandaloso e contro il buon costume. Alcuni negozi addirittura tenevano il libro nascosto, piuttosto che esporlo alla vista dei clienti.
Inoltre, Carmi è stata anche sottoposta a interrogatori dalla polizia, a causa della natura provocatoria del suo lavoro. L’interesse della fotografa per la comunità dei travestiti era visto con sospetto e le autorità cercavano di intimidirla. Ad esempio, in una occasione un poliziotto ha interrogato un travestito chiedendo: “Cosa fa Lisetta Carmi con voi, viene a letto?”
Altra tappa molto importante per la fotografa Lisetta Carmi è il suo incontro con il poeta e saggista Ezra Pound (1885-1972).
Era l’11 febbraio 1966 quando, su invito del diretto dell’ANSA di Genova, andai a fotografare Ezra Pound. Avevo con me un negativo 400 ASA ed una Leica 35 mm. Arrivammo senza sapere che Pound era solo in casa, ammalato. Al nostro bussare, dopo un lungo silenzio, fu lui stesso ad aprire la porta, poi uscì per pochi minutie, senza dire niente, rientrò. Nel breve lasso di tempo in cui lo ebbi dinnanzi scattai 20 fotografie….Nelle fotografie c’era tutto quello che avevo vosto in Ezra Pound. Su 20 scatti scelsi 12 fotogrammi, i più significativi per comunicare l’impressione immensa che avevo avuto dal poeta.
(Lisetta Carmi – “le cinque vite di Lisetta Carmi” di Giovanna Calvenzi)
Con queste immagini Lisetta vincerà il prestigioso premio Niépce per l’Italia.
Ecco di seguito una raccolta di frasi che esprimoni il pensiero di Lisetta Carmi sulla fotografia:
Una fotografia veramente buona non dovrebbe aver bisogno di spiegazioni, ha in sé stessa il messaggio che vuole comunicare
Una fotografia non è mai esistita nella mia testa prima di scattarla: io vedo ciò che c’è, amo ciò che c’è, mi emoziono vedendo ciò che c’è. E’ sempre la poesia del reale, o latragedia del reale che colpisce il mio essere e mi fa scattare. Quando vedo il risultato ricordo l’emozione provata mentre scattavo: tutto coincide. Qui sta la meraviglia: “fermare” un’emozione per trasmetterla agli altri.
Consigli per gli acquisti e per un approfondimento sulla straordinaria vita di Lisetta Carmi:
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