In questo articolo voglio parlarvi di Dmitry Markov, un fotografo russo, nato nel 1982 a Puskino, una cittadina vicino a Mosca. Le sue foto mi hanno colpito moltissimo e soprattutto sono la dimostrazione che il mezzo non conta quando abbiamo qualcosa da raccontare. Dico questo perché le sue immagini sono scattate con un’ iphone. La qualità delle immagini di una grande fotocamera sono per lui molto meno importanti della libertà di un telefono cellulare. Dmitry Markov non solo ha molto da raccontare ma lo fa molto bene. Tutte le sue foto mostrano un senso forte della composizione e dell’uso della luce naturale. Un’estetica che sembra innata nel suo modo di fare fotografia. Le foto hanno un formato quadrato e tinte tenui, color pastello.

” Qualità? F*****o, farei le cose con una matita se potessi disegnare!”

Markov ha avuto una vita molto difficile: padre alcolista e dipendenza da droghe. Riesce a frequentare l’università ( Facoltà di filologia) ma l’abbandonerà dopo 3 anni per svolgere la professione di giornalista e fotografo. Si dedica al volontariato negli orfanotrofi della Russia orientale mostrando da subito un interesse per le persone disadattate e socialmente emarginate.

“Ho iniziato a viaggiare con i volontari negli orfanotrofi e li ho registrati in diversi report. Col tempo mi sono molto interessato a questo argomento ed ho anche iniziato a lavorare come tutor, quindi mi sono specializzato in problemi sociali attraverso la fotografia”.

Rifiuta le etichette in particolare quella di fotografo socialmente impegnato:

” Non sono solo fotografie sociali, come molte persone pensano, sono i miei incontri e momenti di vita personali. Ogni immagine aggiunta è un’altro capitolo della mia storia. E quando mi viene chiesto perché inseguo il lato spiacevole della vita, rispondo perché ne faccio parte!”

Markov fa parte del mondo che rappresenta con i suoi scatti. E’ nato lì e ne fa parte in pieno. I soggetti delle sue fotografie spesso sono suoi amici o comunque persone che frequenta. La fotografia è per lui sì una testimonianza ma anche una sorta di terapia.

“Molti pensano che fotografare nelle province sia pericoloso. Ma io voglio dire che non c’è stata una sola volta in cui mi sono trovato in una situazione difficile o in cui qualcuno ha manifestato aggressività nei miei confronti. Sono sicuro che tutto dipenda da come ci si pone. Le persone semplici reagiscono molto bene a chi mostra interesse verso di loro. Credo che sia dovuto al fatto che non capita spesso”.

Con la sua fotografia Markov ci mostra una parte di Russia diversa. L’avvento del capitalismo in una nazione che fino al 1989 viveva sotto il regime comunista ha prodotto ed accentuato le diseguaglianze, evidenti ai margini delle grandi città e nelle piccole cittadine rurali. Markov è testimone di molte storie e di molte vite che in alcuni casi riescono a trovare una propria strada ed uscire almeno parzialmente da una situazione di totale emarginazione. Un caso è Misha che oggi lavora come cuoco in una località sciistica.

Misha

Una serie di scatti che mi ha particolarmente emozionato è quella fatta a Ruslan e suo figlio Vitya nel 2014, incentrata sul rapporto padre figlio in un contesto di degrado ed emarginazione dovuto anche alle condizioni di Ruslan, costretto su di una sedia a rotelle. Vitya trascorre quasi tutto il tempo in grembo a suo padre che non può fare altro che girovagare, tra mille difficoltà, per le strade in cerca di cibo, riparo e sostegno. Purtroppo recentemente le autorità locali hanno sottratto Vitya alla tutela del padre che riesce a vedere solo nel fine settimana.

Dmitri Markov ha un account Instagram nel quale pubblica tutte le sue foto che è molto seguito in tutto il mondo, attualmente 432.000 follower. Nel 2005 ha ricevuto una borsa di studio da Getty Images e nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro #Draft #Russia, una raccolta di 60 fotografie dove viene mostrata la vita quotidiana nella provincia russa di Pskov.

Joan Guerrero, fotografo spagnolo maestro del fotogiornalismo, scrive di lui:

“Raramente ho visto tanta purezza nella fotografia. E’ fantastico.”