Jacob Riis

Jacob Riis è stato un giornalista, un riformatore sociale ed anche un fotografo, attivo alla fine del 1800 negli Stati Uniti ed in particolare a New York. Nato in Danimarca ed emigrato negli USA quando aveva 21 anni. Egli non si definiva un fotografo e tutta la sua produzione fotografica venne praticamente dimenticata dopo la sua morte.

Ma perché è importante Jacob Riis?

Riis è stato uno dei primi ad accendere i riflettori verso i più poveri e più sfortunati, verso il sottoproletariato urbano che in quegli anni stava crescendo a dismisura nelle grandi città degli Stati Uniti. Documentò i bassifondi nel Lower East Side di Manhattan a New York. Una persona molto sensibile nei confronti della condizione umana forse perchè lui stesso aveva vissuto in quegli ambienti per un certo periodo, appena sbarcato a new York. Lui stesso era un immigrato e si era dovuto fare strada con le proprie forze. Fece numerosi lavori fino a che venne assunto da un giornale di New York come cronista.

Riis, in Danimarca, aveva svolto studi accademici stimolato dal padre che era un professore di latino nonché redattore di un giornale locale.

Era solito vagare per i bassifondi di New York accompagnato da altri collaboratori in particolare nelle ore notturne. Fu uno dei primi ad utilizzare il flash a polvere di magnesio che era stato inventato alcuni anni primi in Germania (1887). La luce del flash ci rivela in maniera quasi spietata la realtà dei sobborghi e dei quartieri più poveri della grande mela.

Pensate che nel 1800 New York aveva circa 80.000 abitanti, nel 1900 3 milioni e mezzo e negli anni 30′ circa 7 milioni. La crescita esponenziale aveva creato tantissimi problemi di urbanizzazione con case fatiscenti in cui il livello di igiene era pressoché nullo. Famiglie intere di proletari e sottoproletari vivevano stipate in piccoli spazi; moltissimi non avevano neanche un luogo dove dormire e si recavano in taverne dove per pochi centesimi era consentito loro di restare seduti al tavolo in un luogo perlomeno caldo e chiuso ( vedi immagine sotto scattata con il flash durante la notte).

Tutta questa sua documentazione fotografica divenne un libro che fu uno dei più venduti in quell’epoca: “How the other half lives” (Come vive l’altra metà). Ne furono pubblicate ben 11 edizioni.

Nelle sue prime edizioni le tecniche di stampa erano ancora primitive in particolare per la resa delle fotografie che era molto bassa. Per questo motivo si usava utilizzare dei disegni che cercavano di riprodurre il più fedelmente possibile le immagini fotografiche.

Riis era animato dalla volontà di scuotere le coscienze della medio ed alta borghesia, dalla voglia di cambiare lo stato delle cose. Per lui la fotografia era un mezzo tangibile per corredare ed argomentare i suoi numerosi scritti. Ecco come la fotografia entra nel mondo della comunicazione a testimonianza del reale. Vale più una foto di mille parole!!

Scatta numerose fotografie di bambini che vengono messi in posa spesso nell’atto di dormire.

La riscoperta del lavoro svolto da Jacob Riis è dovuta ad Alexander Allan il quale, nel 1942, stava svolgendo delle ricerche sulle comunità etniche newyorchesi e si trovò davanti una copia del libro “How the other half lives” in un negozio di vecchi libri usati. Allan fece ulteriori ricerche riuscendo a trovare il figlio di Riis. Si mise in contatto con lui e gli chiese di cercare nella vecchia casa paterna del materiale fotografico del padre. Il figlio di Jacob Riis trovò così numerosi scatoloni contenenti negativi e stampe lì dimenticati da oltre 30 anni.

Tutto questo materiale suscitò l’attenzione anche del Museum of the city of New York che nel 1947 organizzò una retrospettiva del suo lavoro.

Riis non era un vero e proprio fotografo, la fotografia era un sostegno del suo lavoro. Ciò non toglie che le immagini scattate da Riis non abbiano anche un valore artistico. Scatti sempre ben composti con prospettiva centrale, un precursore della fotografia umanista sorta verso la fine della seconda guerra mondiale, anch’essa attenta alle situazioni di svantaggio sociale. Di sicuro Riis ha aperto la strada a molti altri fotografi impegnati a denunciare situazioni difficili di povertà e sfruttamento nella nostra società, primo fra tutti Lewis Hine, fotografo e sociologo americano che nei primi del 900 fece un importante lavoro sul lavoro minorile nelle fabbriche americane.


Marco e Domenico, fotografi, appassionati divulgatori, hanno deciso di condividere con voi le loro frequenti chiacchierate e straparlare in modo leggero di fotografia in un podcast.
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