Ellen Terry, un ritratto di Julia Margaret Cameron

Julia Margaret Cameron (Calcutta, 1815 – Ceylon 1879) inizia a fotografare all’età di 48 anni, in piena epoca vittoriana.

Ama ritrarre le persone e realizza rappresentazioni allegoriche di romanzi e racconti allestendo scene e costumi (mise en scène), utilizzando spesso come modelli i bambini.

Trasforma un pollaio nel suo studio.

Inserisce numerose vetrate che utilizza come fonte di luce aiutandosi con delle tende per schermare e filtrare la luce solare.

Una delle sue modelle preferite è la nipote Julia che diventerà poi la madre di Virginia Woolf.

Ci troviamo in pieno pittorialismo, epoca in cui si cercava di dare dignità artistica alla fotografia, spesso accusata di essere solo un mezzo meccanico di riproduzione della realtà.

Nel 1864 realizza questo bellissimo ritratto dell’attrice inglese Ellen Terry considerata la miglior attrice shakespeariana di Londra.

Ellen Terry aveva 16 anni al momento della foto e si era appena sposata con l’artista George Frederic Watts, 30 anni più vecchio di lei.

Il matrimonio durò 10 mesi.

Terry è anche conosciuta per aver avuto una fitta corrispondenza con il celebre scrittore e drammaturgo George Bernard Shaw.

Ciò che mi colpisce particolarmente di questa foto è la modernità della posa, decisamente poco usuale a quel tempo.

La figura delicatamente appoggiata alla parete, il viso malinconico e pensieroso rivolto verso il basso, le spalle scoperte e la mano che tocca la collana danno un tocco di sensualità.

Una delle caratteristiche principali delle fotografie della Cameron è quella di utilizzare il “soft focus” che contribuisce a dare un alone di sogno e di magia producendo immagini non perfettamente nitide.

In un suo scritto la Cameron dice: “Le mie aspirazioni sono di nobilitare la fotografia e di assicurarle il carattere e gli usi dell’Arte Superiore combinando il reale e l’Ideale e non sacrificando nulla della verità con tutta la possibile devozione alla Poesia e alla bellezza. [. . .] Il tuo occhio può individuare meglio e la tua immaginazione concepire tutto ciò che deve essere fatto.”

Le sue foto spesso sono accusate di essere imperfette soprattutto per quanto riguarda il processo di sviluppo e stampa spesso segnato da polvere, graffi, macchie; oppure sbiadite a causa di un errato uso del fissaggio.

L’imprecisione delle sue foto è in parte voluta ed in parte accidentale a causa del mezzo tecnico ancora acerbo e delle lunghe esposizioni a cui i soggetti erano sottoposti.

Il suo modo di fare fotografia sembra andare controtendenza e questa forse è la sua forza ed originalità.

Il fotografo tedesco Helmut Gernsheim (1915-1995) affermò che: “La signora Cameron era così ossessionata dalla qualità spirituale delle sue foto che prestava poca attenzione al fatto che l’immagine fosse nitida o meno, se il soggetto si fosse mosso o se la lastra fosse coperta di imperfezioni. Anche se fosse caduto e avesse rotto il negativo, ne avrebbe comunque fatto delle stampe e le avrebbe inviate audacemente alle mostre, quando qualsiasi altro fotografo avrebbe scartato l’immagine. Mancando di formazione, aveva un completo disprezzo per la perfezione tecnica.”


Marco e Domenico, fotografi, appassionati divulgatori, hanno deciso di condividere con voi le loro frequenti chiacchierate e straparlare in modo leggero di fotografia in un podcast.
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