Zaourar è un fotografo algerino nato a Birmendreis nel 1952.
Ha iniziato la sua carriera come autodidatta nei primi anni 70’ avvicinandosi sin da subito alla realtà del suo paese.
Nel 1983 diventa assistente di fotografia all’Accademia di belle arti di Algeri ed in seguito inizia a lavorare come foto giornalista per alcune agenzie di stampa tra cui Reuters e France-presse.
Negli anni 90 inizia in Algeria una grave crisi politica, sociale ed economica segnata dalla lotta tra il governo, sostenuto dalle forze armate, ed i gruppi islamisti, che cercavano di instaurare uno Stato islamico.
Nel dicembre 1991, il Fronte Islamico di Salvezza (FIS), un partito politico islamico, vinse le prime elezioni democratiche del paese. Tuttavia, nel gennaio 1992, l’esercito annullò le elezioni e dichiarò lo stato di emergenza, portando alla creazione di un governo di transizione. Questa decisione scatenò una violenta reazione da parte dei gruppi islamisti, che lanciarono una serie di attacchi terroristici in tutto il paese.
Il conflitto tra il governo e i gruppi islamisti fu caratterizzato da violenza estrema da entrambe le parti.
In quegli anni la guerra civile causò oltre 60.000 morti.
Il 23 settembre 1997 nella città di Bentalha, a 15 chilometri da Algeri, Zaourar è testimone del massacro che fu commesso dal Gruppo Islamico Armato (GIA), un gruppo militante islamista che aveva preso le armi contro il governo algerino. Secondo le stime, il numero di vittime dell’attacco fu tra le 200 e le 400 persone, tra cui donne, bambini ed anziani. I terroristi usarono armi da fuoco e coltelli per uccidere le vittime, e alcuni furono bruciati vivi.
Così racconta in un’intervista quanto avvenuto: “Era il 23 settembre 1997, il giorno dopo una grande strage a Bentalha, ufficialmente 90 morti, credo più di 400…Hanno affisso l’elenco dei morti e ho sentito il grido, mi sono girato…” Nove foto: manderà la prima.
La fotografia venne ribattezzata “La madonna di Bentalha o algerina” per il forte richiamo all’iconografia che nell’arte classica ritraeva la Madonna, in particolare per le vesti ed il panneggio dei tessuti nonché per l’espressione del volto della donna stessa.
Con questa foto vincerà il World Press Photo of the year nel 1998.
8 anni dopo aver ricevuto il prestigioso premio Zaourar commenterà: “Questa fotografia mi ha solo portato guai!“
In Algeria i giornali e il regime fecero campagna contro Hocine Zaourar, accusandolo di dare un’immagine negativa del Paese e addirittura di servire la causa dei terroristi. Il quotidiano affiliato al governo, Horizons, affermò che era tutto messo in scena. I critici segnalarono anche un errore nella didascalia di una foto, dove la donna non aveva perso i figli ma il fratello, la cognata e il nipote. Inoltre, la stessa “Madonna” sporse denuncia contro Hocine Zaourar e AFP per diffamazione e danno d’immagine. Dopo cinque anni di procedimento, il caso si concluse con il licenziamento di Zaourar.
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