“Mi piace essere ambiguo. Questo crea storie più profonde e interessanti.” (Erwin Olaf)
Erwin Olaf, il famoso fotografo olandese nato nel 1959 a Hilversum (Paesi Bassi), è morto all’età di 64 anni a causa di un enfisema. La sua morte è stata annunciata attraverso la sua pagina Instagram ufficiale, e si è verificata dopo un recente trapianto polmonare ed un tentativo di rianimazione cardiopolmonare fallito.
Olaf ha iniziato la sua carriera come fotografo documentarista negli anni Ottanta, ma presto ha abbracciato la fotografia di scena, diventando noto per le sue immagini provocatorie che affrontano temi come il sesso, il desiderio, la bellezza e la libertà. Ha ricevuto riconoscimenti per il suo lavoro e ha lavorato anche come ritrattista ufficiale per la famiglia reale olandese.
Il suo stile unico è caratterizzato dalla provocazione, dalla fantasia, dall’erotismo, dalla satira e dall’umorismo, e ha creato diverse serie di fotografie memorabili nel corso degli anni. Il suo contributo all’arte e alla comunità LGBTQIA+ è stato ampiamente riconosciuto, e ha ricevuto numerosi premi e onorificenze per il suo eccezionale talento nel campo della fotografia e dell’arte.
Nelle fotografie di Olaf, ogni dettaglio e l’oggetto sembra posizionato intenzionalmente per trasmettere significato, invitando gli spettatori a contemplare narrazioni complesse e sfaccettate che ricordano i dipinti di Edward Hopper o i film di David Lynch. Olaf è un narratore, che crea immagini con un inizio, un possibile risultato e un momento sospeso di incertezza che suggerisce infinite interpretazioni.
Sebbene Olaf rivisiti spesso epoche passate, come gli anni ’60, ’50 e il periodo barocco, il modo in cui tratta queste atmosfere storiche sembra moderno e riconoscibile.
“Ciò che molti giovani fotografi pensano oggi è che le persone si annoieranno molto rapidamente del loro stile, ma penso che non appena trovi uno stile e un linguaggio, devi mantenerlo per almeno 5 anni. Ci vogliono almeno 5 anni per diventare veramente bravi in qualcosa, e a noi servono 5 anni per vederti.” (Erwin Olaf)
Utilizza l’ironia come uno strumento potente ed eccelle nel trasmettere silenzi evocativi, sfumature e sottili allusioni attraverso il suo lavoro. Nel corso dei suoi quarant’anni di carriera, ha creato un corpus significativo di opere che parlano in modo eloquente il linguaggio del non detto.
Sia seducenti che inquietanti, le sue fotografie ci sfidano a interrogare la nostra storia: chi siamo, in cosa crediamo veramente e cosa possiamo fare per cambiare pregiudizi e bigottismo in un mondo ostile?
Nel suo lavoro “Keyhole”, realizzato nel 2011-2013, Olaf dimostra ancora una volta la sua capacità di mostrare il non detto. Nei soggetti ritratti è assente ogni contatto visivo; sia il confronto con la nostra indignazione e vergogna, sia la loro natura autobiografica diventano realtà.
“Le cose che non mostri possono dire più di quelle che rendi visibili.” (Erwin Olaf)
Siete in preda ad una crisi di ispirazione? Ritenete che siamo già super saturi di immagini e fotografie di ogni genere e tipo? Ecco la risposta data da Erwin Olaf ad un intervistatore che gli chiedeva come mantenere le proprie idee fresche e nuove: “Non so se sono ancora “fresco” o “nuovo” con le mie idee… e a dire il vero non me ne frega un cazzo. Seguo semplicemente il mio naso e faccio quello che penso di dover fare. Voglio rimanere il più vicino possibile alla mia intuizione. Ci sono mesi in cui non sento nulla, e proprio quando sono disperato succede qualcosa, o leggo qualcosa, o guardo un film schifoso o una sitcom, o ascolto la gente sui trasporti pubblici, e questo mi dà un’idea da sviluppare in un’immagine visiva“.
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