Luigi Ghirri: Lezioni di fotografia

Luigi Ghirri nasce nel 1943 a Scandiano, vicino Reggio Emilia.

Cresciuto in un’epoca di cambiamenti, tra il dopoguerra e l’effervescenza culturale degli anni ’60, Luigi aveva una fame insaziabile di conoscenza. Amava leggere, ascoltare musica e immergersi nella storia dell’arte.

Ghirri non è stato solo un fotografo, ma anche un esploratore del reale. Ha trascorso tempo con gli artisti concettuali a Modena e si è ispirato a giganti come Atget, Sander e Walker Evans a proposito del quale scrive. “Evans è l’autore che ho amato, che amo e che sento più vicino. Tutto all’interno della sua fotografia sembra naturale. Niente deserti o terre desolate ma un paesaggio in singolare armonia con l’uomo. Le sue fotografie sono carezze fatte al mondo“.

Poi nel 1969, quando la navicella spaziale fotografa la Terra durante il viaggio per la Luna, Ghirri rimane senza parole. Dice che quella foto contiene tutte le foto del mondo (nella prefazione del libro Kodachrome), ed è da lì che inizia la sua avventura nello sguardo e nel pensiero. Comincia a esplorare il mondo reale come se fosse un puzzle complicato, usando carte e mappe che, allo stesso tempo, diventano le sue fotografie.

Luigi Ghirri è stato estremamente importante per la fotografia italiana, contribuendo in modo significativo allo sviluppo e al riconoscimento dell’arte fotografica nel paese. Le sue influenze hanno avuto un impatto duraturo e diversificato introducendo un approccio innovativo alla fotografia, andando oltre la documentazione pura e cercando di esplorare la relazione tra immagini e significati più profondi.

Una parte importante del lavoro di Ghirri si è concentrata sulla rappresentazione del paesaggio italiano, esaminando il territorio, le città e la vita quotidiana. Questo ha contribuito a ridefinire il modo in cui la fotografia poteva catturare l’essenza del luogo.

La sua presenza attiva nella scena artistica contemporanea, la collaborazione con artisti concettuali e l’attenzione all’arte internazionale hanno contribuito a legittimare la fotografia come forma d’arte a tutti gli effetti.

Tra il 1989 ed il 1990, Ghirri tiene una serie di lezioni sulla fotografia presso l’università del Progetto di Reggio Emilia, lezioni trascritte a formare questo libro curato da Giulio Bizzarri e Paolo Barbato, con uno scritto biografico di Gianni Celati.


“Lezioni di fotografia” di Luigi Ghirri è un libro in cui l’autore condivide la sua visione della fotografia e offre preziosi insegnamenti sulla pratica artistica. Il libro non è una guida tecnica, ma piuttosto un’esplorazione filosofica e concettuale della fotografia.

Ghirri discute temi come la percezione visiva, il significato delle immagini, il ruolo del fotografo e la relazione tra fotografia e realtà. Attraverso le sue parole, offre una riflessione profonda sulla natura dell’immagine fotografica e sul modo in cui questa può essere interpretata.

“Il grande ruolo che ha oggi la fotografia, da un punto di vista comunicativo, è quello di rallentare la velocizzazione dei processi di lettura dell’immagine. Rappresenta uno spazio di osservazione della realtà, o di un analogo della realtà, che ci permette ancora di vedere le cose. Diversamente, al cinema e alla televisione la percezione dell’immagine è diventata talmente veloce che non vediamo più niente. E’ come riuscire, una volta tanto, a leggere un articolo di giornale senza che qualcuno ci volti in continuazione le pagine. E’ una forma di lentezza dello sguardo che trovo estremamente importante, oggi, considerato il processo di accellerazione di tipo tecnologico e percettivo che è avvenuto negli ultimi anni.”

Luigi ghirri

A proposito della tecnica fotografica e del sapere padroneggiare le regole che dominano la fotografia Ghirri dice: “Il problema è quello di regolare un insieme di relazioni. La profondità di campo, il tempo, l’apertura del diaframma e la velocità della scena da rappresentare, sostanzialmente sono questi i 4 piccoli grandi problemi. La pratica fotografica si sviluppa a partire da questo. Attualmente, siamo incoraggiati dalle macchine fotografiche automatiche a dimenticare, a semplificare tutto questo, cosa che da un certo punto di vista può apparire molto bello ma da un altro costituisce qualcosa di molto negativo, perchè uno non sa mai esattamente quello che vuole. Alla fine c’è sempre un’insoddisfazione nei confronti dei risultati finali che nasce dal mancato controllo dell’operazione e dal non sapere come si vuole realizzare l’immagine.”

Fondamentale avere e raggiungere la capacità di ritagliare dallo spazio del quale siamo osservatori un quadratino, un rettangolo: “ Però mi piacerebbe molto che durante questo corso voi riusciste a imparare a fare una buona inquadratura, che significa già qualcosa, e soprattutto a cercare nella realtà le inquadrature che già esistono. Noi non ci facciamo caso, ma una delle cose di cui mi sono accorto è che nella realtà c’erano già le fotografia che ho fatto.

“Insomma la fotografia consiste essenzialmente in due cose: prima di tutto nel riuscire a capire cosa è necessario includere all’interno dell’immagine. E questo è uno dei dati fondamentali, anzi, secondo me, è il dato fondamentale. Il secondo aspetto riguarda il come riuscire a dare a questo ritaglio del mondo esterno – attraverso il rapporto con la luce, con lo spazio, con il momento – una sua valenza comunicativa.”

Ghirri non risparmia una critica verso tutti coloro che vivono la fotografia più come un interesse al mezzo tecnologico che come una forma di espressione artistica: “…Il primo passo è la semplificazione dell’attrezzatura: Questo vi permette di approfondire quello che state facendo. Allora è meglio, all’inizio, se si ha disponibilità economica ed interesse, lavorare sulla fotografia, più che ugli strumenti. Nelle riviste di fotografia, nei confronti della fotografia c’è lo stesso rapporto che c’è con la musica nelle riviste dedicate all’hi-fi: non sono riviste nelle quali si impara ad ascoltare la musica o a fare musica, si impara dell’esistenza di varie marche di strumenti, di amplificatori…non si parla mai delle cose più importanti, cioè della musica. In fotografia accade la stessa cosa: si parla più del mezzo che del fine, della rappresentazione.


Marco e Domenico, fotografi, appassionati divulgatori, hanno deciso di condividere con voi le loro frequenti chiacchierate e straparlare in modo leggero di fotografia in un podcast.
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